Martedì 11 ottobre 2112, piena mattinata, ancora quattro giorni di lavoro davanti.
Seduto alla tua postazione di ufficio, ti sei sorpreso più volte a perderti con la mente.
Non hai mai sentito così tanto il peso della quotidianità, forse gli ultimi avvenimenti ti hanno disturbato in un modo che ancora non riesci a capire… la realtà ti appare gravata da una sorta di pesantezza, di torpore. Stai comunque svolgendo a dovere i tuoi compiti quando all'improvviso sullo schermo del computer lampeggia un allarmante messaggio: "La preghiamo di presentarsi a colloquio in Ufficio P tra 15 minuti".
Cominci a sudare freddo. Non ti era mai capitato di essere convocato nel famigerato Ufficio P, cosa puoi aver fatto di strano?? Perché, perché un colloquio con lo psicologo aziendale??
Per esperienza altrui sai che questi colloqui sono il più delle volte come un cartellino giallo per un calciatore: si, certo, dovrebbero essere una routine per mantenere il morale degli impiegati al giusto grado di efficienza, ma in realtà sono un modo per farti fuori, magari sotto spinta di qualche collega invidioso e delatore… Ti guardi intorno con circospezione; il messaggio è privato e nessuno dovrebbe notarlo, ma lo cancelli subito, consapevole che allo stesso tempo stai confermando al sistema di averlo ricevuto. Da qualche collega avevi sentito che nei quindici minuti dopo il recapito del messaggio viene monitorata in modo speciale la tua attività, per controllare come reagisci alla notizia. Cerchi dunque di fare come se nulla fosse (ma sarà poi la reazione giusta?) e di lì a un quarto d'ora avanzi nei corridoi dell'azienda verso il tuo incognito destino.
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