"Ma non andiamo troppo oltre, torniamo a noi. Come ti dicevo, nella società attuale l'arte non esiste più. Ecco perché mi è così difficile riuscire a spiegartela".
"Ma tu come fai a sapere tutte queste cose?" ribatti.
"Perché le ho imparate nel gruppo di cui faccio parte, fin dall'adolescenza"
"E pensate di farle conoscere anche al pubblico? Il libro vi serve per questo?"
Linda sorride. "Hai centrato la questione: il libro serve proprio a quello. Ma non come immagini. Non è così semplice: tu stesso ti stai appena aprendo a questo mondo e di tuo hai una personalità molto sensibile, sei predisposto. La maggior parte della gente no".
"Come fai a dire che sono predisposto?" dici tu, e ti meravigli del rossore che ti è salito alle guance.
"Non so perché, è una mia sensazione. Forse per quello che ti ho visto fare da quando ci siamo conosciuti, per come hai reagito alla vista del tuo disegno…".
Quindi si è accorta anche lei del tuo turbamento… che fosse legato ai colori?
All'arte che c'era dentro? Ti viene voglia di rivederlo, glielo prendi di mano.
"…al fatto stesso che da bambino hai fatto questo disegno, anziché rispettare le regole e copiare oggetti o persone. Evidentemente quell'illustrazione ti aveva colpito" prosegue lei.
"Quali regole?" le chiedi, tornando a guardarla negli occhi.
"Quelle che tutti noi da piccoli siamo stati abituati a seguire, soffocando il nostro istinto creativo. Dopo una certa età, ogni disegno 'fuori dagli schemi' viene considerato anormale e scoraggiato in tutti i modi. Io queste cose le ho capite dopo, è ovvio, ma anche a me sarà successo.
Secondo loro i bambini possono disegnare solo per imparare a osservare la realtà, oggetti fisici ben identificabili; e non dura neanche molto, perché poi si passa ai disegni tecnici computerizzati e tutti si dimenticano quant'è bello disegnare".
E' vero, ora che ci pensi non hai mai più disegnato nulla in vita tua.
Chi ha mai più visto un pastello colorato? ma che dico, nemmeno una matita!
"E quando un bambino esce da questi schemi loro buttano via il disegno, disprezzandolo"
"Ma 'loro' chi? Gli insegnanti?"
"No, gli insegnanti sono vittime del sistema, come tutti noi. Per fortuna abbiamo delle persone infiltr.. cioè, delle maestre che fanno parte del nostro gruppo, che stanno attente a queste cose e recuperano i disegni dei bambini. E' successo così anche col tuo".
"Il sistema? Quale sistema?"
Linda resta un attimo in silenzio pensierosa, poi prosegue: "Non è il caso che adesso io ti dica tutto, è meglio anche per te… come ti dicevo, questo nostro incontro rischiava di essere pericoloso per noi, e a questo punto anche per te"
"Come, in che senso?!" esclami, tornando in allerta.
"No, da noi non hai niente da temere, ma… il fatto è che noi non siamo molto benvoluti, andiamo contro le regole della società – anche se come capisci non facciamo nulla di male. Dobbiamo agire nascosti, nessuno deve sapere chi siamo e cosa facciamo"
"E quindi adesso anch'io ci sono dentro…"
"Vedo che hai capito. Se tu, ad esempio, fossi ancora convinto che questa serata è stata pericolosa, e volessi segnalarla all'Ordine Pubblico – ma so che non lo farai… beh, a quel punto verresti messo sotto indagine anche tu"
"Ma io non ho mai fatto nulla di male…"
"Ah si? Non sai quanto poco basti a quegli str... all'O.P. per sbatterti in manicomio".
Linda, finora così pacata nel parlare, in quest'ultima frase ha lasciato trapelare una rabbia trattenuta.
Stranamente non ti sei allarmato nel percepirla. Invece dell'indignazione che avresti dovuto provare (una che parla contro l'O.P.!) hai sentito compassione: come se avessi intuito che quella rabbia è frutto di una sofferenza.
Linda continua a parlare, spiegandoti che ora l'unica cosa importante è ritrovare il libro.
Ti affida il foglio con l'immagine della copertina. Le chiedi anche il tuo disegno, ma non può assecondarti. "Ti compromette troppo; ma ti prometto che lo riavrai, quando… sarà tutto finito".
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