“Anche quest’oggi mi devo portare il lavoro a casa…”
Cammini lungo il marciapiede di via Lungotreno, la stretta strada che costeggia la ferrovia e ti fa da scorciatoia per l’ufficio.
Non c’è traffico, di solito ci passano solo impiegati in monopattino, poi ci sei tu a piedi – l’unico modo per poter fare le scale del sottopassaggio.

Ai tempi dei tuoi il lavoro era SOLO da casa, gli uffici non esistevano praticamente più, ma poi è venuta fuori la menata che bisogna “fare squadra” e così… beh, almeno un po’ di mondo in più lo vedi, altro che i tuoi, che fosse per loro non si muoverebbero da sedia e pc.
L’Ufficio… fa tutto un altro effetto. Tutti seduti alle vostre postazioni col Capo che vi guarda dallo schermo, proprio come il prof a scuola: tempo non ne sprechi di sicuro. Il tempo è il tuo mestiere, passi le giornate a studiare come ottimizzarlo; è un lavoro importante e ben pagato, come quello di tutti i tuoi colleghi d’altronde. E’ già due anni che lavori qui ma non ti trovi molto col tuo blocco, piuttosto con Carlo e Lucianna, che ogni tanto vi vedete anche fuori per un bicchiere o una partita a bingo acrobatico. Forse perché loro non si occupano dei Tempi, e non si rischia di finire a parlare solo di lavoro.

Ora che giri l’angolo per infilarti nel sottopasso butti l’occhio all’orologio, un gesto che non riesci a evitare da quando hai studiato il percorso la prima volta. Le 19.11, come tutte le sere. Sorridi, soddisfatto per il tuo passo regolare e costante. Se tutto va come al solito, alle 19.15 precise sarai davanti al portone di casa tua, pregustando la cena che ti aspetta nel frigoforno - programmato per le 19.20.
Ma forse stavolta non andrà tutto come al solito.